Può capitare in alcuni periodi della propria vita, per tante e diverse ragioni, di sentirsi più tesi, irrequieti, agitati, in ansia rispetto al solito. Sperimentare questi momenti è normale, ma può succedere che essi si prolunghino nel tempo e che l’ansia diventi così forte da causare grande sofferenza. Quando si prova ansia si ha una paura senza oggetto, per esempio il timore di qualcosa di negativo che può accadere, o di qualcuno che può farci del male, senza che ciò accada veramente. L’ansia può essere descritta come la possibilità, dunque, che qualcosa di indesiderato ti possa accadere e che questo comporti delle conseguenze negative.
Ciò si differenzia dalla paura vera e propria, dove l’elemento minaccioso è proprio di fronte a te in tutta la sua concretezza. L’ansia si può manifestare in diversi modi, e può avere differenti caratteristiche. Esistono inoltre diverse categorie di disturbi d’ansia: Disturbo d’Ansia Generalizzata, Disturbo da Attacchi di Panico, Ansia Sociale.
Si parla di DISTURBO D’ANSIA GENERALIZZATA quando la risposta ansiosa e le preoccupazioni sono eccessive in diversi ambiti della vita: per esempio lavoro, relazioni, eventi che accadono nel mondo, scuola, etc. Senti di non avere un preciso settore della tua vita dove tale ansia si manifesta, ma la sensazione è quella di undisagio generale, poco speci co, ma con una chiaraesperienza negativa e spiacevole per te. Oppure puoi avere apprensione e preoccupazione per un ambito preciso, come il lavoro, e quando queste passano iniziare ad angosciarti per questioni che riguardano un altro ambito. A livello di sintomi e segni, l’ansia generalizzata è molto soggettiva. Persone diverse, possono provare delle sensazioni diverse. In linea generale, però, le manifestazioni avvengono a livello del corpo, delle emozioni, dei comportamenti, dei pensieri e delle relazioni con gli altri. Prova a segnare con una crocetta quello che provi tu, tra le manifestazioni di seguito riportate. L’ansia generalizzata che provi può essere persistente, e la puoi percepire continua, come se non riuscissi a mandarla via. Questo accade perché ci sono certi meccanismi, detti perpetuanti, che fanno sì che l’ansia diventi purtroppo un’esperienza usuale e cronica. Tra questi, c’è l’evitamento della situazione che ti mette apprensione e preoccupazione. Per esempio, se durante la giornata hai un esame o una prova importante e sei molto ansioso, la tua ansia può diventare così intollerabile che, pur di non provarla più, non a ronti quello che devi fare ovverolo procrastini e lo eviti. Questa azione ti permette nel breve termine di non provare più ansia (se nondevi a rontare la situazione che ti produce ansia,rapidamente il timore e la preoccupazione si riduconodunque provi sollievo). Nel gra co a seguire la lineacontinua rappresenta l’andamento dell’ansia e quella tratteggiata segna il momento in cui decidi di nona rontare l’evento temuto (per esempio, un esame). L’ansia tende a calare nel momento in cui decidi di evitare l’evento che ti preoccupa. L’evitamento, che come già detto riduce nel breve termine la tua ansia, può però mostrarsi poco funzionale nel lungo termine. Questo, non solo perché non ti permette di ottenere quello che vuoi, ma anche perché dà alla tua ansia la possibilità di ripresentarsi ancora più forte in una situazione uguale o simile nel futuro. Inoltre, l’evitamento può portare a non disconfermare le tue paure e a perdereducia in te stesso. Ci possono essere poi altri elementi che portano l’ansia a cronicizzarsi, per esempio il meccanismo dell’attenzione selettiva. Questo fa sì che davanti a una situazione che ritieni possa essere pericolosa, tu sposti involontariamente la tua attenzione verso tutti quegli elementi che confermano la tua paura, mentre la distogli da tutto ciò che la può disconfermare e farti sentire sicuro. Un esempio può essere quando si ha paura degli spazi chiusi; in questo caso l’attenzione può spostarsi verso alcuni indizi che confermano il fatto che tu possa essere in pericolo (le porte sonochiuse, le nestre non ci sono o sono piccole, etc.), ma non su altri (il fatto che ci siano delle maniglie per aprire, la presenza di spazi da cui entra l’aria, etc.). Puoi aver di coltà a gestire la tua ansia anche perchéhai imparato dall’esperienza a comportarti solo in
un certo modo davanti ad una situazione, senza provarne altri se questo modo non funziona. Anche episodi stressanti, traumi e di coltà relazionalicontinue possono far sì che l’ansia non se ne vada. Puoi aver di coltà a gestire la tua ansia anche perchéhai imparato dall’esperienza a comportarti solo in un certo modo davanti ad una situazione, senza provarne altri se questo modo non funziona. Anche episodi stressanti, traumi e di coltà relazionali continue possono far sì che l’ansia non se ne vada.
L’ANSIA SOCIALE si manifesta con la sensazione di disagio e agitazione nel contesto dei rapporti con le altre persone. Puoi sentirti in ansia in situazioni comuni come mangiare o bere in pubblico, oppure soltanto quando devi attuare una performance davanti ad altri (pensa ad un colloquio di lavoro). L’ansia sociale può portarti a sudare, arrossire, tremare e vergognartidi quello che fai o sei; può intralciare la tua azione, impacciare i movimenti, farti balbettare, perdere la concentrazione, etc. Puoi inoltre manifestare certi comportamenti come evitare di uscire con altra gente, restare più tempo in casa, evitare di guardare in faccia le persone, etc.In ne, non è detto che l’ansia sociale si manifesti con persone che non conosci; può infatti presentarsi anche con amici, parenti, o persino con il tuo partner. In generale, si potrebbe dire che il timore principale che puoi avere quando provi ansia sociale è quello di sentirti giudicato dagli altri e/o di non essere all’altezza della situazione, di fare insomma una brutta figura. L’ansia sociale è molto soggettiva. Ciò signi ca chepersone diverse possono provare cose diverse.Magari una persona si sente e cace e a suo agio insituazioni pubbliche ma prova molta ansia in quelle più intime. In linea generale, però, le manifestazioni avvengono quando ci si trova in situazioni sociali (quindi, quando ci sono altre persone) a livello del corpo, delle emozioni, dei comportamenti, dei pensieri. Inoltre, la cosa importante che dovresti cercare di ricordarti è che questi segnali non sono indici di debolezza o di preambolo di una malattia mentale grave. L’ansia sociale che provi può essere persistente, e la puoi percepire continua, come se non riuscissi a mandarla via. Questo accade perché ci sono certi meccanismi, detti perpetuanti, che fanno sì che l’ansia diventi purtroppo un’esperienza usuale e cronica. Tra questi meccanismi ci sono i pensieri che hai di non essere adatto nelle situazioni sociali, di essere continuamente giudicato, di arrossire e tremare,
o di sembrare uno stupido agli occhi degli altri. I pensieri che hai su di te sono molto importanti nel mantenimento dell’ansia sociale perché creano una percezione negativa di te stesso. Conseguentemente, puoi provare paura mentre ti relazioni con altri e pensare continuamente alla situazione una volta terminata (con altrettanti pensieri tipo “sarò sembrato uno stupido?”, “avranno avuto una buona impressione di me?”); anche questo aspetto può mantenere la tua ansia. Inoltre, come già detto in precedenza, l’ansia ha dei sintomi legati al tuo corpo ben chiari (tremori, sudorazione intensa, etc.). Le paure di non essere all’altezza, di sembrare inadeguato, di apparire a disagio, di cominciare ad arrossire o a tremare, etc.aumentano l’ansia che si manifesta proprio con i sintomi di cui hai timore, mettendo in atto una profezia che si auto-avvera. Un altro fattore che permette all’ansia sociale di non andarsene è l’evitamento della situazione che ti mette ansia. Per esempio, se durante la giornata sai che in un certo momento dovrai parlare in pubblico, la tua ansia può diventare così intollerabile che pur di non provarla più eviti di vivere quella situazione, per esempio non presentandoti quando devi parlare e abbandonando il posto. Questa azione ti permette nel breve termine di non provare più ansia (se non devi più parlare in pubblico, quasi di colpo l’ansia si abbassa e provi sollievo). L’ansia cala rapidamente a partire dal momento in cui decidi di evitare l’evento che ti preoccupa. L’evitamento, che come già detto riduce nel breve termine la tua ansia, si dimostra però poco funzionale nel lungo termine. Questo, non solo perché non ti permette di tentare di superare l’ostacolo e di riuscirci, ma anche perché dà alla tua ansia la possibilità di ripresentarsi in una situazione uguale o simile nel futuro. Inoltre, l’evitamento può portare a non disconfermare le tue paure, a nonveri care che erano esagerate e a perdere la duciain te stesso. Può sembrare paradossale, ma l’ansia sociale resta con te proprio perché cerchi di evitare di affrontarla.
Gli ATTACCHI DI PANICO possono essere descritti come delle sensazioni improvvise, inaspettate e travolgenti di ansia ed allarme. Molte persone provano, o hanno provato nel corso della vita, attacchi di panico. Nonostante siano così spaventosi per chi li esperisce gli attacchi di panico non ti mettono in pericolo di vita e si possono superare. Gli attacchi di panico sono momenti di intensa paurae disagio, che possono manifestarsi in maniera più o meno improvvisa, esperienze penose in cui si ha la sensazione di morire, perdere il controllo, oppure impazzire. La ricerca ha evidenziato che gli attacchi di panico si presentano prevalentemente tra i 15 e i 19 anni, e tra i 25 e 30 anni, anche se possono capitare a tutte le età. Inoltre, sono presenti con frequenza doppia nelle donne.
Gli attacchi di panico sono momenti di intensa paura e disagio, che possono manifestarsi in maniera più o meno improvvisa, esperienze penose in cui si ha la sensazione di morire, perdere il controllo, oppure impazzire. La ricerca ha evidenziato che gli attacchi di panico si presentano prevalentemente tra i 15 e i 19 anni, e tra i 25 e 30 anni, anche se possono capitare a tutte le età. Inoltre, sono presenti con frequenza doppia nelle donne.
Provare ansia è normale, ed è una risposta a situazioni stressanti o di pericolo e contribuisce e fa parte del nostro sistema d’allarme. Se non provassimo mai ansia tenderemmo molto probabilmente a metterci in situazioni pericolose, non analizzando adeguatamente i rischi a chi andiamo incontro. Il problema nasce quando l’ansia è troppa e non ci permette di portare avanti la nostra quotidianità. Negli attacchi di panico succede proprio questo: l’ansia che sentiamo è troppo intensa e travolgente, oltre che, almeno le prime volte, inaspettata. Tutti esperiamo nella vita dei momenti di forte ansia, che nel linguaggio comune viene spesso chiamata proprio panico; per esempio, si possono provare attimi di panico quando siamo davanti ad un esame scritto e ci accorgiamo di non sapere le risposte. Oppure, quando ci accorgiamo che non è suonata la sveglia e siamo in ritardo per andare al lavoro. In questi casi ci troviamo di fronte a degli attimi di panico, che si risolvono in pochissimi istanti, che non ci sconvolgono e che riusciamo autonomamente a tenere sotto controllo. Ancora una volta, dunque, è una questione di quantità, durata ed esperienza soggettiva che permettere di definire il panico come un disturbo.
Una delle maggiori preoccupazioni, causata dagli attacchi di panico, è che possano essere pericolosi in termini di salute mentale o fisica. L’ansia molto intensa e le manifestazioni siche che si provano, infatti, potrebbero darti la sensazione di stare così male da avere delle conseguenze fisiche e psicologiche irreversibili. Ma così non è, infatti gli attacchi di panico non sono dannosi per la tua salute, sono prima di tutto un ostacolo ad una tua buona qualità della vita e sono molto spiacevoli da sopportare. Gli attacchi di panico causano un’ansia molto elevata che dura in genere alcuni minuti, e si risolvono rapidamente e da soli.
Ci sono fattori biologici, psicologici e sociali che possono causare gli attacchi di panico. Tali fattori possono essere diversi da persona a persona e quindi molto soggettivi, anche se ci sono alcuni punti in comune che rendono gli attacchi di panico un’esperienza simile per molti. Ciò permette al nostro corpo di provare ansia è il meccanismo biologico di attacco o fuga. Tale meccanismo è presente in tutti gli animali, e la ricerca ha evidenziato come abbia origini antiche, radicate nei nostri antenati. Il meccanismo di attacco o fuga prepara il nostro corpo ad attaccare quando riconosciamo la minaccia o il pericolo che viviamo come sormontabile (es. quando prendiamo parte ad una competizione sportiva), e a scappare quando invece percepiamo pericolo alla nostra incolumità (es. quando qualcuno ci vuole far del male fisico e non ci sentiamo di affrontarla). In entrambi i casi, l’ansia ci attiva a livello fisico e a livello mentale per a affrontare ciò che è di fronte a noi. Il respiro e il battito cardiaco diventano più rapidi, il sangue quindi scorre più velocemente e i muscoli si tendono; sudiamo e la bocca può diventare secca. Diventiamo pronti all’azione. Quando questo meccanismo (che ha basi biologiche nel nostro sistema nervoso) si attiva troppo rispetto al reale pericolo, allora ecco che possono arrivare gli attacchi di panico. È come se fosse un falso allarme. Inoltre, in alcune delle situazioni in cui ci ritroviamo, potremmo non avere possibilità né di attacco né di fuga: ciò potrebbe portare il panico a presentarsi con maggiore intensità. Tra i fattori psicologici assume importanza il modo che abbiamo appreso per leggere le situazioni intorno a noi. Passate esperienze, solitamente fatte in tenera età, possono influenzare come interpretiamo certe situazioni. Per esempio, aver avuto esperienza con un genitore (o un’altra figura significativa) che ci ha cresciuti in un
clima estremamente protettivo può averci indotto a mantenerci sempre in allerta. Tali interpretazioni possono anche riguardare le sensazioni fisiche e viscerali: il battito del cuore, crampi allo stomaco ecc. Una elevata attenzione a questi stimoli e un’interpretazione catastrofica (es. “c’è qualcosa che non funziona nel mio corpo”, “sto per avere un infarto” oppure “sto per impazzire”) può portare ad avere attacchi di panico. Anche situazioni di ansia protratta per delle scadenze lavorative, oppure una malattia che stata diagnosticata possono avere un ruolo nella manifestazione di panico. I fattori sociali come i cambi di ruolo sociale (es. pensionamento, diventare genitore) o la perdita di un proprio caro (un lutto) possono accompagnarsi ad attacchi di panico. A causa di questi avvenimenti, può aumentare l’incertezza di quello che succederà a noi stessi e alle persone a noi più vicine. Quando queste situazioni sono esperite con un senso di angoscia e non è percepito nessun modo possibile di cambiare la situazione, si può arrivare a provare attacchi di panico.
Certe volte, gli attacchi di panico possono sembrare senza causa, senza che ci sia alcuno dei fattori scatenanti elencati prima . Emergono senza motivo apparente; alcune persone hanno addirittura attacchi di panico durante il sonno. Alcune volte la spiegazione è che gli attacchi di panico sono così frequenti da non permettere di riconoscere i fattori che li hanno originati. Alcune volte invece è solo questione di allenare la propria percezione e monitorare i propri attacchi di panico, per quanto difficolto possa sembrare, sia quando accadono che una volta accaduti. Questo può aiutare a comprendere meglio quali stimoli attivano i tuoi attacchi di panico. Dall’altro lato, è a volte più importante comprendere che cosa fa mantenere l’attacco di panico, più che chiedersi quale ne sia l’origine. Questo perché una volta compresi i fattori che fanno continuare il panico, è più facile riuscire ad analizzarli e prevenirli. Gli attacchi di panico, infatti, possono essere visti come un circolo vizioso in cui principalmente i pensieri riguardo determinate situazioni aumentano l’ansia fino a renderla intollerabile. Un esempio sono le sensazioni somatiche o mentali come il battito del cuore accelerato, i tremori ai muscoli, ma anche avere continui pensieri negativi sui quali si rimugina, mentre per interpretazione catastrofica delle sensazioni si intende il valore che si dà alle sensazioni che si provano. In particolare, dopo i primi attacchi la persona può pensare di avere un infarto, di star per morire, di perdere il controllo e impazzire. È comprensibile, dunque, come questo possa poi sfociare in un attacco di panico, con dei comportamenti conseguenti (detti protettivi) per cercare di farlo cessare o di non provarlo mai più, tra i quali: Evitare situazioni simili in futuro (es. non prendere più l’ascensore per evitare di ritrovarselo pieno di persone); Fuggire dalla situazione in atto (es. scendendo dall’ascensore prima di essere giunti al piano desiderato); Prevenire la sensazione temuta (es. facendo dei respiri profondi mentre si è in ascensore, per essere certi di prendere abbastanza aria); Chiedere aiuto e rassicurazione ad un amico o a un familiare; Distrarsi; guardando, ad esempio, il telefono cellulare; Chiedere aiuto e rassicurazione; per esempio, ad un amico o a un familiare che è insieme a noi. Spesso in persone che soffrono di attacchi di panico si sviluppano anche paure associate alle situazioni in cui gli attacchi si sono inizialmente manifestati (es. paure ed evitamento di luoghi come i mezzi pubblici di trasporto, paura per gli spazi aperti o chiusi affollati, paura di essere fuori di casa e non poter eventualmente ricevere aiuto). Questo disturbo si chiama agorafobia e può essere molto invalidante. Gli attacchi di panico hanno diverse conseguenze, fisiche e mentali, e possano anche avere delle influenze sui comportamenti. Inoltre, buona parte degli attacchi di panico sono originati da quello che si pensa riguardo a quello che sta succedendo, e come ci si comporta di conseguenza. Nonostante questi elementi in comune, gli attacchi di panico possono manifestarsi in modo diverso da persona a persona. Perquesta ragione, la prima cosa da fare una volta avuto un attacco di panico è parlarne con uno psichiatra. Ci sono diversi modi per trattare gli attacchi di panico, con l’utilizzo di farmaci, psicoterapia. La scelta si basa sulle preferenze personali e su quanto gravi e invalidanti sono i sintomi.
La mia esperienza nella ricerca clinica sul Disturbo da Attacchi di Panico
Scocco P, Barbieri I, Frank E: Interpersonal problem areas and onset of panic disorder. Psychopathology. 40: 8-13, 2007.